Lepista nebularis (Fr.) Harmaja 1974

 

La Lepista nebularis (oggi Clitocybe nebularis(Batsch) P. Kumm.1871) è un fungo di ambigua commestibilità. Il medesimo è consumato da molti per la sua carne dal sapore aromatico. Il fungo da crudo presenta tracce di una tossina scoperta abbastanza di recente denominata Nebularina. Essa ha proprietà mutagene molto deboli. Per osservare la mutagenesi nei topi di laboratorio ne occorrono concentrazioni elevatissime. Non esiste però alcuna prova concreta che questo fungo possa provocare delle mutazioni genetiche negli individui che lo consumano perché la tossina è idrosolubile. Per mangiare questo fungo è consigliata quindi una bollitura prolungata che dovrebbe far svanire quasi completamente la  molecola tossica.

Pileo: convesso, talvolta depresso al centro; margine involuto, ricoperto da una finissima pruina biancastra; con cuticola color grigio di diverse tonalità (nebuloso).

Lamelle:  fitte, decorrenti, biancastre infine con sfumature color crema;

Stipite: cilindrico, ingrossato alla base e attenuato verso il cappello, biancastro o grigio, striato-fibrilloso.

Carne: compatta, soda, elastica; bianca. Odore: forte e aromatico sgradevole, e particolare detto da alcuni "alla nebularis". Sapore mite, intenso ed aromatico. 

Basidi:  tetrasporici dimensioni 20-25 X 5-7 micron.

Spore: sporata color crema, lisce, ovoidali di dimensione 6-7 X 3,5-4,5 micron, .

Habitat: cresce molto spesso in gruppi di molti esemplari (linearmente o a cerchio), nei boschi di latifoglie e di conifere, in tardo autunno ed in inverno. 

                                                 

Andrea Brunori